Negli ultimi anni ci siamo abituati, purtroppo, a vedere alcuni grandi e storici club del calcio italiano fallire e ripartire dal fondo; a volte queste “cadute” li vedono tornare alla ribalta come nel caso del Napoli, della Fiorentina o del Perugia. In altri casi questi pezzi di storia perdono tutto e rimangono relegati nelle serie minori.
In questi giorni arriva un’altra batosta per gli amanti del calcio nostalgico: il Como F.C. , la società nata dal fallimento del Calcio Como, non parteciperà a nessuno dei campionati della Figc.
La nuova società, nata poco più di 3 mesi, era stata acquistata all’asta per 237 mila € da Akosua Puni, moglie di Michael Essien. Le speranze che questa donna potesse riportare in alto questa gloriosa società c’erano, ed erano anche molte da parte dei tifosi. La signora Puni aveva dichiarato “Riporterò il club in Serie B nel giro di 2 anni” ma la verità è stata un’altra e ben più dura da digerire. In 3 mesi nessuno stipendio è stato pagato a giocatori, collaboratori o dirigenti.
La comunicazione della Federazione arriva a seguito del mancato rispetto di una delle scadenze per la presentazione dei documenti necessari per poter prendere parte al campionato di Lega Pro 2017/2018.
Il presidente della Figc Carlo Tavecchio, comasco tra l’altro, ha comunicato l’intenzione di trovare i responsabili di questa acquisizione che ha portato al definitivo fallimento si questa storica società. Sicuramente al momento dell’assegnazione dopo l’asta, qualcuno avrebbe dovuto verificare le carte presentate dalla “Lady Essien“, questo il soprannome affibbiato ad Akosua Puni, per evitare questo triste epilogo.
Al momento sono giunte due offerte al Sindaco della città, Mario Landriscina, per poter iscrivere quanto meno il Como F.C. al prossimo campionato di Serie D:
La prima è quella presentata da Oliver Amela mentre l’altra, non confermata, quella di una piccola cordata di persone che in passato sono state già parte della dirigenza del club.
Ora la palla passa al Sindaco per cercare di ridurre al minimo i danni ed evitare che la barca si inabissi definitivamente.